martedì 16 settembre 2008

E' morto un genio..

LONDRA - È morto all’età di 65 anni Richard Wright, uno dei fondatori dei Pink Floyd. Tastierista e pianista ma anche vocalista per il gruppo rock-psichedelico di Cambridge, Wright è morto al termine di una lunga battaglia contro un tumore. La morte di Wright segue di poco più di due anni quella di un altro dei fondatori della band inglese, Syd Barrett - cantante, autore, chitarrista - che abbandonò i Pink Floyd nel 1968. Fu proprio l’uscita di scena di Barrett, che perseguì una carriera da solista, a fare di Wright il compositore melodico del gruppo. Partecipò alla composizione di alcuni brani degli album «Dark Side Of The Moon» e «Wish You Were Here». La sua militanza nella band fu però segnata da una certa discontinuità a causa di alcune divergenze con Roger Waters, altro fondatore del gruppo, che lo constrinsero ad abbandonare i Pink Floyd durante la registrazione di uno degli album più conosciuti: «The Wall». Wright intraprese la carriere da solista e fondò un altro gruppo il cui unico album fu un vero fiasco. In seguito i Pink Floyd lo richiamarono in alcune tournée e collaborò ai lavori successivi della band.
(da "La Stampa", 15/09/2008)


Non c'è che dire, fortunati coloro che lo conobbero, fortunati coloro che ebbero la possibilità di vederlo dal vivo, fortunati coloro che ascoltarono la sua musica, e coloro che riuscirono ad apprezzarla sempre, fortunati coloro che piansero ascoltando "The Great Gig in the Sky", perchè molto di tutto ciò, ora che lui è morto, non lo si può più fare: possiamo però ricordarlo, per come riuscì a dar forma ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti in pezzi indimenticabili come "Shine on You Crazy Diamond", "Us And Them", "Keep Talking"...
...e per la sua modestia, nel vivere e nel suonare, che lo portò a farsi amare sempre.

mercoledì 10 settembre 2008

La lettura: un piacere che può essere imposto?

La lettura è un piacere, si sa. Un piacere, ossia “senso di viva soddisfazione che deriva dall’appagamento di desideri, fisici o spirituali, o di aspirazioni di vario genere”.
Desiderio quindi, la lettura deve essere un desiderio.
Chi ama leggere desidera leggere e desidera scegliere i libri da leggere da solo, in base al genere, all’autore, all’argomento preferiti, o magari in base alla copertina, al titolo (perché non scegliere un libro dalla copertina completamente bianca?), come mi è stato suggerito ultimamente da una mia prof.
Ma chi non ama leggere non desidera leggere e non pensa neanche lontanamente di entrare in una biblioteca o libreria che sia.
Da un po’ di anni nelle scuole italiane i professori cercano di invogliare i propri studenti alla lettura, il più delle volte costringendo alla lettura. Questo metodo potrebbe valere per i ragazzi delle scuole elementari e medie (quando ancora gli alunni non hanno sviluppato una propria personalità, non sanno ciò che veramente piace a se stessi e ciò che invece non piace) ma tra gli adolescenti, a mio parere, non può che avere effetti catastrofici.
Le classi dei licei italiani (parlo dei licei dal momento che è la realtà in cui mi ritrovo) solitamente sono composte mediamente: c’è chi legge e chi no. Ecco il problema: un professore costringe i suoi alunni a leggere un libro al mese e a consegnare per tempo una relazione scritta riguardante il libro, che il più delle volte risulta essere tutt’altro che un romanzo contemporaneo o comunque un libro piacevole per i ragazzi di quest’età. I librofili in questo modo non hanno il tempo di leggere ciò che vorrebbero perché hanno già un altro libro da leggere. Sì. Un libro imposto. E tra studio impegni vari e relazione sul libro richiesta dal prof, non c’è tempo per latri libri. Si potrebbe dire che le letture consigliate dai professori sono quelle che veramente contano, quelle importanti che servono a formare il liceale perfetto. Ma anche nel caso il lettore si imbattesse in un libro, in un autore che in una situazione normale gli potrebbe benissimo piacere, non lo apprezzerebbe di sicuro come se nel libro vi si fosse imbattuto da solo, senza obbligo.
Per chi invece non ama leggere questa non è altro che perdita di tempo. Anzi è ancor peggio, perché così facendo non si fa altro che inasprire il rapporto tra lo studente e la lettura, quando l’incontro tra i due potrebbe avvenire spontaneamente o per cause che non implichino un obbligo imposto da qualcuno. Certo, molti professori sostengono che con il loro metodo avvicinano molti adolescenti alla lettura, ma purtroppo per loro la percentuale, almeno per ora è molto bassa: nel 2006 infatti la percentuale di studenti che leggevano nel tempo libero si aggirava al di sotto del 25% (Statistica Istat, La lettura dei libri in Italia, 10 maggio 2007).
Quindi: perché continuare con una pratica che non fa altro che peggiorare la situazione?
Questo, bisognerebbe chiederlo ai professori.

martedì 9 settembre 2008

Note Frizzanti!

La mia seconda composizione per pianoforte: lo stile è molto diverso da quello di "Reflections on nothing" è un concentrato di virtuosismo, sonorità jazz e un pizzico di follia...spero vi piaccia!
(cliccate sul titolo per ascoltare il brano)

Reflections on nothing

Questa è la mia prima composizione per pianoforte! S'intitola "Reflections on nothing" e per questa ho voluto ispirarmi allo stile di Giovanni Allevi, pianista che sa trasmettere una sorta di pace interiore che pochi altri sanno fare...
(cliccate sul titolo del post per ascoltare il brano)

domenica 7 settembre 2008

La strega di Portobello

LA STREGA DI PORTOBELLO
Recensione di Luca Sguera

Paulo Coelho, “La strega di Portobello” Romanzo Bombiani, 2007

Appena finita la lettura del nuovo romanzo di quel grande scrittore di best-seller che Paulo Coelho è diventato (secondo solo a Shakespeare per numero di lingue in cui sono stati tradotti i suoi libri) il lettore avverte quella sensazione che molte volte ha provato dopo aver masticato e inghiottito (anche in un sol boccone) ma non ancora digerito i più grandi best-seller del nostro tempo: è fermamente convinto che quello che ha appena letto non è che un altro best-seller, il frutto della dote di un autore che sa produrre ciò che piace alla massa. Tutto sembra dare sostegno a questa tesi: il libro si legge velocemente grazie all’esigua lunghezza dei “capitoli” e non è neanche difficile da capire dal momento che non è altro che un romanzo narrativo.
La strega in questione, senza accennare troppo alla trama, è la protagonista di questo libro, una ragazza che vuole vivere la sua vita e soprattutto il rapporto con le "forze soprannaturali" con libertà: per questa sua volontà di seguire un proprio cammino Athena si farà tanti amici e moltissimi nemici, i quali la costringeranno a fuggire e ad abbandonare il suo intento di diffondere quella che è la sua visione del mondo.
Passate alcune ore il romanzo arriva allo stomaco e comincia ad essere digerito e il lettore comincia allora a formulare qualche ipotesi un po’ meno superficiale: il libro è già dentro di lui, mentre è lui che comincia ad entrare nel libro. In effetti il romanzo si fa un po’ più complesso nella parte centrale, anzi diventa una sorta di romanzo psicologico: è l’allontanamento dalla Chiesa cristiana, la quale ha modificato le Sue parole: ‘Che vengano a me coloro che seguono le mie regole, e si allontanino gli afflitti’, che determina lo spostamento delle direttive del romanzo sul personaggio di Athena. Anche il numero dei narratori, che diminuisce con l’avanzare del racconto, restringendosi alla cerchia dei pochi intimi della protagonista, è funzionale all’idea che lo scrittore si concentri sempre più sulla sfera intima ed esistenziale della protagonista, piuttosto che dare maggior spazio al raccontare ciò che la circonda.
In definitiva un libro innovativo, non facile da comprendere e che alla fine ci farà riflettere sull’importanza di dover affermare ciò in cui crediamo, anche a costo di perdere ciò che abbiamo di più caro.
Cosa dovremo aspettarci da Coelho dopo questo romanzo? Senz’altro un ennesimo capolavoro, di quelli che lui è ormai abituato da anni a proporci.
..quando pensi che la musica sia una sola
e ti ritrovi con mille note in testa
..quando immagini di essere già sul podio
e ti ritrovi con le lacrime agli occhi
..quando sei sicuro e vorresti osare
e ti ritrovi davanti a un bivio
..quando credi in un amico
e lo vedi al cinema con lei

..ma quando ami e sai che lei ti ama
...è solo un brutto scherzo

l'ultima meta

volerci arrivarci immediatamente lì
sulla vetta
più alta e capire che
il più bello è percorrere i sentieri dei monti
fino alla meta ultima

movimento

mi fermo e
improvvisamente capisco
che è tutto tempo perso, fermarsi

Chi sono

Luca Sguera nasce nel 1992 in un'ospedale milanese: alla nascita il suo destino sembrà già segnato perchè appena nato anzichè mettersi a piangere intona il motivo principale della nona sinfonia di Beethoven. L'ostetrica è sicura che da quel ventre sia uscito il demonio ed è talmente scioccata che decide di ritirarsi a vita privata. Gli anni passano in modo tutt'altro che sereno, infatti il piccolo Luca è una piccola peste e non sa far altro che molestare le sue insegnanti e le sue piccole amiche di scuola. L'incontro con i tasti bianchi e neri avviene nel 2000, quando con la sua famiglia, appena trasferitasi a San Giuliano Milanese, Luca sta festeggiando il Natale: Babbo Natale (molto probabilmente il piccolo credeva ancora nell'esistenza di quest'ultimo) gli fa un regalo speciale, un piccolo strumento con dei tasti che riproduce suoni diversi. Luca non aspetta e comincia a suonare da solo piccoli motivi presenti sui libicini allegati allo strumento musicale. Dopo qualche anno, nel 2003, quando Luca frequenta il primo anno di scuola media, i suoi genitori si accorgono dell'intreresse del figlio nella musica e in particolare nello strumento da lui posseduto: dopo averne parlato con il diretto interessato decidono di mandarlo a lezioni private di pianoforte. Luca inizia a prendere lezioni da Tanja, la sua prima insegnante, ma continuando a suonare sulla piccola tastiera avuta nell'ormai lontano Natale del 2000. Ben presto arriva una nuova tastiera, questa volta un pò più "seria", ma neanche questa sembra soddisfare le esigenze degli insegnanti di musica che sono sicuri della dote di Luca e si sorprendono ogni volta che sentono che il ragazzo studia e si esercita su una tastiera. Luca intanto sta crescendo e grazie al cugino Ruggiero viene a conoscenza del rock: questo gli sconvolge la vita tanto che nell'estate del 2006 prende una decisione che cambierà i suoi anni a venire (dal punto di vista musicale, s'intende). Decide infatti di buttarsi alle spalle la musica classica (qualcuna dice che ne aveva pieni i coglioni) col desiderio di suonare musica "moderna". Avviene allora l'incontro con il maestro che lo farà progredire ma soprattutto appassionare (nel vero senso della parola) alloa strumento in soli due anni: Maurizio Carucci. Con lui Luca impara a eseguire brani di musica contemporanea, impara a suonare leggendo solo gli accordi, impara le basi dell'improvvisazione, impara a comporre, impara a conoscere la musica e impara a suonare con altri musicisti. E' Maurizio che invita l'allievo Luca a unirsi a un progetto di musica d'insieme della scuola Civica musicale del piccolo paese lodigiano S. Zenone: Luca non lo sa ma è lì che farà le sue prime esperienze in campo musicale. Infatti tra i musicisti di questo progetto c'è un bassista, Riccardo, che nel settembre del 2007 fa una proposta a Luca: gli chiede di entrare a far parte del suo gruppo. Luca accetta immediatamente, entusiasta all'idea di suonare musica rock con dei suoi coetanei. Nell'autunno di quell'anno Luca conosce gli altri componenti e avviene la "prova" per decidere della sua entrata nel gruppo. Dopo due ore di prova in saletta tutti i componenti del gruppo, che si chiama 'Atonika', sono entusiasti e Luca ne diventa componente permanente. Col gruppo nasce subito un feeling musicale e nascono, col passare delle ore in saletta, 5 pezzi originali in cui Luca mette tutto ciò che viene dalla sua mete, dal suo cuore, ma soprattutto dalle ore passate ad ascoltare i Dream Theater, fonte infinita di crescita musicale. Nel 2008 Luca ha ormai composto per conto proprio due pezzi per pianoforte "Reflections on Nothing" e "Note Frizzanti" (ah, nel 2006 aveva acquistato il suo primo pianoforte digitale), qualche pezzo per più strumenti e sta per finire un brano di circa dieci minuti tutto strumentale, che molto probabilmente proporrà al suo gruppo. Attualmente si sta preparando per entrare al Conservatorio di Milano.