LA STREGA DI PORTOBELLO
Recensione di Luca Sguera
Paulo Coelho, “La strega di Portobello” Romanzo Bombiani, 2007
Appena finita la lettura del nuovo romanzo di quel grande scrittore di best-seller che Paulo Coelho è diventato (secondo solo a Shakespeare per numero di lingue in cui sono stati tradotti i suoi libri) il lettore avverte quella sensazione che molte volte ha provato dopo aver masticato e inghiottito (anche in un sol boccone) ma non ancora digerito i più grandi best-seller del nostro tempo: è fermamente convinto che quello che ha appena letto non è che un altro best-seller, il frutto della dote di un autore che sa produrre ciò che piace alla massa. Tutto sembra dare sostegno a questa tesi: il libro si legge velocemente grazie all’esigua lunghezza dei “capitoli” e non è neanche difficile da capire dal momento che non è altro che un romanzo narrativo.
La strega in questione, senza accennare troppo alla trama, è la protagonista di questo libro, una ragazza che vuole vivere la sua vita e soprattutto il rapporto con le "forze soprannaturali" con libertà: per questa sua volontà di seguire un proprio cammino Athena si farà tanti amici e moltissimi nemici, i quali la costringeranno a fuggire e ad abbandonare il suo intento di diffondere quella che è la sua visione del mondo.
Passate alcune ore il romanzo arriva allo stomaco e comincia ad essere digerito e il lettore comincia allora a formulare qualche ipotesi un po’ meno superficiale: il libro è già dentro di lui, mentre è lui che comincia ad entrare nel libro. In effetti il romanzo si fa un po’ più complesso nella parte centrale, anzi diventa una sorta di romanzo psicologico: è l’allontanamento dalla Chiesa cristiana, la quale ha modificato le Sue parole: ‘Che vengano a me coloro che seguono le mie regole, e si allontanino gli afflitti’, che determina lo spostamento delle direttive del romanzo sul personaggio di Athena. Anche il numero dei narratori, che diminuisce con l’avanzare del racconto, restringendosi alla cerchia dei pochi intimi della protagonista, è funzionale all’idea che lo scrittore si concentri sempre più sulla sfera intima ed esistenziale della protagonista, piuttosto che dare maggior spazio al raccontare ciò che la circonda.
In definitiva un libro innovativo, non facile da comprendere e che alla fine ci farà riflettere sull’importanza di dover affermare ciò in cui crediamo, anche a costo di perdere ciò che abbiamo di più caro.
Cosa dovremo aspettarci da Coelho dopo questo romanzo? Senz’altro un ennesimo capolavoro, di quelli che lui è ormai abituato da anni a proporci.
Recensione di Luca Sguera
Paulo Coelho, “La strega di Portobello” Romanzo Bombiani, 2007
Appena finita la lettura del nuovo romanzo di quel grande scrittore di best-seller che Paulo Coelho è diventato (secondo solo a Shakespeare per numero di lingue in cui sono stati tradotti i suoi libri) il lettore avverte quella sensazione che molte volte ha provato dopo aver masticato e inghiottito (anche in un sol boccone) ma non ancora digerito i più grandi best-seller del nostro tempo: è fermamente convinto che quello che ha appena letto non è che un altro best-seller, il frutto della dote di un autore che sa produrre ciò che piace alla massa. Tutto sembra dare sostegno a questa tesi: il libro si legge velocemente grazie all’esigua lunghezza dei “capitoli” e non è neanche difficile da capire dal momento che non è altro che un romanzo narrativo.
La strega in questione, senza accennare troppo alla trama, è la protagonista di questo libro, una ragazza che vuole vivere la sua vita e soprattutto il rapporto con le "forze soprannaturali" con libertà: per questa sua volontà di seguire un proprio cammino Athena si farà tanti amici e moltissimi nemici, i quali la costringeranno a fuggire e ad abbandonare il suo intento di diffondere quella che è la sua visione del mondo.
Passate alcune ore il romanzo arriva allo stomaco e comincia ad essere digerito e il lettore comincia allora a formulare qualche ipotesi un po’ meno superficiale: il libro è già dentro di lui, mentre è lui che comincia ad entrare nel libro. In effetti il romanzo si fa un po’ più complesso nella parte centrale, anzi diventa una sorta di romanzo psicologico: è l’allontanamento dalla Chiesa cristiana, la quale ha modificato le Sue parole: ‘Che vengano a me coloro che seguono le mie regole, e si allontanino gli afflitti’, che determina lo spostamento delle direttive del romanzo sul personaggio di Athena. Anche il numero dei narratori, che diminuisce con l’avanzare del racconto, restringendosi alla cerchia dei pochi intimi della protagonista, è funzionale all’idea che lo scrittore si concentri sempre più sulla sfera intima ed esistenziale della protagonista, piuttosto che dare maggior spazio al raccontare ciò che la circonda.
In definitiva un libro innovativo, non facile da comprendere e che alla fine ci farà riflettere sull’importanza di dover affermare ciò in cui crediamo, anche a costo di perdere ciò che abbiamo di più caro.
Cosa dovremo aspettarci da Coelho dopo questo romanzo? Senz’altro un ennesimo capolavoro, di quelli che lui è ormai abituato da anni a proporci.
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